STUDIO RONZONI
(ARCH.GIOVANNI RONZONI, COLL. ARCH.LUCA TERRANEO) 

CASA F - MB
REALIZZATA (2009) 












La scelta progettuale in oggetto si fonda sul rapporto col Genius Loci, obiettivo primario, e sceglie quindi di riproporre il tema dell’abitazione isolata nel verde, che si lega con forza alla tradizione urbanistica del sito. Il secondo obiettivo è la valorizzazione del verde. Si pensi innanzitutto all’immagine che dà di sé l’edificio su Piazza O, al volto che racconta alla città la sua storia: tutt’oggi a fianco delle ville novecentesche, nella proprietà in oggetto, si scorgono solo dei pini che donano respiro all’intera piazza. Il progetto mantiene con forza questo sistema di alberature, integrandolo con quattro nuovi aceri sul fianco e sul retro, in sostituzione dei due deteriorati. La grossa novità è che il rapporto col verde entra anche negli interni, in un continuum ininterrotto, che sfrutta l’odierna tecnologia per proporre nuovi sguardi, suggerire assonanze. Un terzo obiettivo è quello di proporre una serie di volumi compatti, una giusta misura all’edificato: soprattutto quando si cerca di coinvolgere il verde, di abbracciarlo, diventa facile cadere nell’errore di proporre una pianta eccessivamente libera, frutto di pura sperimentazione funzionalista e slegata dal contesto. L’architettura invece si distingue in due corpi: uno principale e padronale che adotta la misura compatta e definita degli edifici storici circostanti, l’altro che invece è destinato a diventare l’ala degli ospiti e si delinea come un corpo basso, nascosto alla strada, atto in primis a delineare un cortile interno , uno spazio nello spazio, più intimo e riservato. Lo spazio cortile così definito, avvolto dai due corpi dell’edificato da un lato, dall’alberatura dall’altro, diventa uno spazio di implosione del verde, un nucleo interno, arricchendo il giardino di prospettive e significati nuovi, rispetto all’edificio in demolizione. L’ultimo tema è il linguaggio architettonico, volutamente ultimo e subordinato, perché si allontana negli intenti dall’opulenza di quegli edifici storici, frutto di un’epoca diversa. La sobrietà è il manifesto dell’architettura proposta, che vuole essere silenziosa e preferisce lasciar parlare le voci già presenti nel luogo, senza sovrapporsi. Un architettura che rifiuta di alzare a sua volta la voce in altri ulteriori modi, oppure imitando, pedantemente e falsamente, linguaggi propri di altri tempi e altre culture. La sobrietà dunque rafforza l’uno e l’altro nel confronto sensato, che arricchisce entrambe le parti.